This book is the result of a collaboration between Claude Nori, from Contrejour Éditions, and Katiuscia Biondi, from the Mario Giacomelli Archive. They met in 2015 and began a book project which seeks to make Giacomelli’s presence feel tangible, to revive his creativity, and breathe new life into his vital images.
They achieve this by using full-page spreads, and by doing away with captions. The result is a continuous flux of images: one flows into the next without a chronological order, instead tracing the current of Giacomelli’s stream of creative consciousness, building connections between signs and symbols.
Giacomelli’s oeuvre is not made up of insular images. His photographs are all linked and this interconnection builds a discourse. His oeuvre has its own internal grammar: rhymes, assonances, rhetorical figures, alliteration, oxymorons. Giacomelli expresses himself synesthetically. He borrows pieces of reality, overturns them, dresses them with new meaning, digests them, and then finally regurgitates them into the outside realm in the form of photography.
Giacomelli’s photographs are living organisms requiring constant care. Giacomelli constantly turned his photographs on themselves, linking them together through patterns of echo and repetition. Everything becomes symbolic in this eternal cycle of return. Giacomelli printed his photographs and then distilled them down to their essentiality, allowing their symbolism to echo across his practice: he reproduced, superimposed, cropped, overexposed, scrutinized, distorted, and remade them. He pushed photography beyond the bounds of reality. He wanted to get ‘under the skin of reality,’ as he described it.
Art and life fuse. It is in this continuity that we have the greatest hope of finding ourselves.
- Hardcover: 110 pages
Publisher: Contrejour Éditions, Biarritz / Nuvole Rosse Edizioni, Milan (first edition April 2016)
Language: Italian / French / English
Text by Katiuscia Biondi Giacomelli
Dove l’apparizione della realtà avviene silenziosamente Vorrei immagini che racchiudano stordimento e conoscenza Non vorrei ripetere le cose visibili, ma renderle visibili, interiorizzate, vorrei poter scivolare sotto la pelle delle cose, poter mostrare l’energia che passa tra l’anima mia e le cose che mi sono attorno. Creare per allontanarsi dalla logica del sistema, della brutalità, della moda, dalla riproduzione seriale della società di massa, fotografare in una tensione creativa e irripetibile dove il segno è anche pensiero e stordimento.
Realtà e creatività, spazio e tempo si compenetrano, scarnificano l’oggetto perché porti il segno del visibile e dell’invisibile e la restituzione di un’immagine come vivificata nella forma per dare durata all’attimo creativo e raccontare se stessa al lettore. La mia è una necessità espressiva, è un bisogno di creare. I segni vengono come vivificati, per una loro architettura e costruzione visiva come a sfidare le cose reali. Il coraggio di distruggere la verità per una costruzione creativa formale del linguaggio in un ordine nuovo, una ricostruzione di segni, motivati dall’immaginario che abita la mia anima, per dare stabilità ad una realtà mutante.
Ho bisogno di realizzare una forma linguistica che abbia una tensione, che determini dentro di me una vibrazione che mi permetta di fermare l’immagine. Ho bisogno degli elementi che mi aiutano a completare e rendere visibile la realtà senza ripetere le cose che tutti già conoscono. Segni come tensione, come anima della luce, è come aver svuotato, aver inciso il bianco, e riempito di scuro. È una interpretazione istintiva della oscurità, ma anche interpretazione di una immagine figurativa e astratta nello stesso tempo. I segni sono vaganti, sono restituiti interiorizzati, ribaltati in un espressionismo segnico fuori da ogni naturalismo come traccia di uno stato d’animo.
Rappresentare l’indicibile, trova in questa rottura la sua identità. Segni non convenzionali ma stravolgimento e stordimento del soggetto, con la scomposizione di ogni ordine per una ricomposizione tutta mia interiore. Disarticolazione. Distruzione e costruzione in una ricomposizione in un ordine nuovo. Le norme del linguaggio comune. I flussi dell’immaginario. Una disciplina interiore. Anche la morte abita la vita. Il ciclo vitale e mortale.