Il canto dei nuovi emigranti

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Serie ambientata in Calabria nel 1984 e ’85 e ispirata dal testo poetico ‘Il canto dei nuovi emigranti’ di Franco Costabile, lo sfogo rabbioso e accorato di chi ha dovuto lasciare la propria terra.
Giacomelli visita le località di Cutro, Badolato, Pentedattilo, Caraffa di Catanzaro, Tiriolo e Copanello di Catanzaro, e racconta di aver lì trovato ciò che non si aspettava. “Pentedattilo mi ha colpito, perché vedi un paese – dove gente ha vissuto, è nata, ha sofferto, ha goduto – ora abbandonato. E ricordo di essere stato per il corso, sembrava tutto abbandonato. Poi sono arrivato in cima a questa strada, guardo sotto da un belvedere e vedo che avevano piantato dell’insalatina, cipolle… e allora qualcuno sicuramente era a un passo da me. Sembrava un posto abbandonato, come chiuso al mondo, e invece ho trovato inaspettatamente la vita. […] Poi ho voluto passare per il cimitero. Qui ho trovato ogni loculo argento lucido, pulito. Poi i fiori, ho pensato “saranno di plastica” e invece mi sono avvicinato, li ho toccati, ed erano freschi. E ho pensato: c’abbiamo messo mezza giornata per arrivare qui e non abbiamo incontrato una persona, sembrava tutto fermo, tutto morto, e invece c’è vita. E allora sentivo che c’era qualcosa di strano. Queste montagne con questi buchi enormi… io cominciavo a vedere nei buchi le persone, nell’immaginazione, perché: dove erano queste persone? E allora è nato dentro di me qualcosa come di misterioso, come magico, come tragico, come qualcosa che non sapevo decifrare. Attraverso le foto vedi queste case che stanno già perdendo qualcosa, ti accorgi che la muratura e le case stesse stanno quasi per divenire pietra, cioè divenire montagna, sopraffatte. Il paese si sta sgretolando. Anche questa luce che ho messo in questa immagine, dà l’idea del sole che sta corrodendo i buchi delle case, e invece c’è la luna nella notte, e hanno il sapore della morte.”
(Mario Giacomelli, nella video-intervista di E. Castagna) 
 
Lo scenario che gli si presentò non aveva nulla a che fare con il sud straripante di gente e di povertà del Gargano del ’58, da cui nacque la serie Puglia. Né con il sud pittoresco di Scanno dei suoi viaggi del 1957 e del ’59. Per Giacomelli, con la poesia di Costabile in testa, la Calabria fu il luogo della mancanza, della presenza che sta in bilico sul crinale dell’assenza. Le case che sembrano mangiate dalla montagna, e la roccia bucata di Pentedattilo, e le situazioni misteriose che Giacomelli ci restituisce di personaggi che sembrano sospesi in un’immobilità perenne, sono i protagonisti di questa serie.