La terra dalle ombre lunghe

Il libro racconta la storia di un’eccezionale collaborazione che diede vita nel 1976 a un raro e prezioso documento di tutte le etnie del Ladakh (India), radunate sull’impervio altopiano di confine a 4000 m di altitudine, per l’incontro con il Dalai Lama. Enea Discepoli, su richiesta di Giacomelli, scatta fotografie in uno dei suoi viaggi orientali e Giacomelli stampa quegli scatti, nasce così “La terra dalle ombre lunghe”.

“Gli anni Settanta… spinte libertarie, diritti sociali, emancipazione delle donne, Brigate Rosse, scioperi e serrate. Molti di noi dallo spirito avventuroso, guardarono verso Oriente e se ne andarono fuori dalla mischia. L’Oriente, diceva Kipling, è dove sorge il sole; vedono la luce per primi. 

Quando tornavo a Senigallia, Mario era sempre bendisposto ad ascoltare le mie storie d’avventura. Senigallia… la tipografia -e il suo direttore- era per me come la caverna di Alì Babà piena di gioie e dal sapore d’inchiostro. L’avventuriero arrivava di tanto in tanto portando strani idoli, pietre luminose e racconti fantastici. Per me era un onore avere l’accesso illimitato alla sua tipografia, la visione delle anteprime… bellissime poesie in immagini. Sul mio viaggio in Ladakh, Mario si informò su atlanti geografici dettagliatamente, sapeva delle alte montagne, del Tibet, del Buddhismo. Per questo, nel ’76, si spese anche per trovarmi un’attrezzatura adatta. Una Rolleiflex 24×36 monottica, modello del ’75, obbiettivo 50mm, una delle prime macchine piccole con esposimetro incorporato, interamente in metallo, robusta e molto luminosa. La comperò per farmi fare fotografie di quei posti nel mio prossimo viaggio.

[…]Le foto nel Ladakh le scattai quasi in trance, apposta per lui, volevo fosse contento, anche violando quello che era il mio spirito di avventuriero, che deve viverlo il momento e non guardarlo da dietro una macchina fotografica… Ma lui mi faceva notare che l’avventura (il mio specifico) poteva essere accompagnata dalla fotografia per animare l’avventura stessa. Roland Barthes (è stato Mario a farmelo conoscere) scrive: “In sé, la foto non è affatto animata (io non credo alle foto “vive”), però essa mi anima: e questo è appunto ciò che fa ogni avventura”.

Tornato dal Ladakh e portati i rullini al Maestro, un bel giorno lui mi chiama e mi fa vedere le foto stampate, 30x40cm su carta baritata, spessa, rimasi freddo e forse trasparii delusione [le immagini erano stampate con l’effetto della grana e i grandi tagli che Giacomelli aveva inferto all’immagine originale andavano a scalfire lo stile reportagistico che Enea si aspettava]”. 

(E. Discepoli, estratto dal libro Mario Giacomelli. La terra dalle ombre lunghe, Arte
Com,  Senigallia 2011)

Giacomelli fa così con la fotografia, manipola la materia, taglia l’inquadratura e usa il forte contrasto per isolare il soggetto ed astrarlo, decontestualizzarlo, per udire echi e atmosfere, si focalizza sugli sguardi e sulle pieghe piuttosto che sulle grandi superfici che permettono definizioni più nette, si distacca dalla realtà per cercare la poesia dell’essere Umano, sfoca per vedere più chiaro, nasconde per mostrare.  E così le foto da lui stampate si distanziano dai provini originali di Enea. 

  • Copertina flessibile: 141 pagine
    Stampatore: ArteCom, Comune di Senigallia (prima edizione luglio 2011)
    Lingua: Italiano / Inglese
    Testi di Katiuscia Biondi